Nel periodo febbraio – marzo 2025, un gruppo di esperti si è riunito presso l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) a Lione, in Francia, per rivalutare, sulla base dei nuovi dati, la cancerogenicità della benzina per autoveicoli e di alcuni additivi.
La benzina per autoveicoli è stata classificata come “cancerogena per l’uomo” (Gruppo 1) sulla base di prove “sufficienti” di cancro nell’uomo, e della combinazione di prove “sufficienti” di cancro negli animali da esperimento e di “forti” prove basate sul meccanismo di azione negli esseri umani esposti.
Ci sono prove sufficienti negli esseri umani che l’esposizione alla benzina causa il cancro alla vescica urinaria e la leucemia mieloide acuta negli adulti. Ci sono, inoltre, prove limitate negli esseri umani per il linfoma non-Hodgkin (inclusa la leucemia linfocitica cronica), il mieloma multiplo, le sindromi mielodisplastiche e i tumori dello stomaco e del rene, basate in gran parte sugli stessi tipi di studi. C’erano anche prove limitate per la leucemia linfoblastica acuta nei bambini.
La benzina per autoveicoli è una miscela complessa, utilizzata principalmente nei motori a combustione interna. I componenti tipici della benzina sono idrocarburi volatili derivati dal petrolio, tra cui alcani, alcheni e aromatici (principalmente con catene di carbonio da C5 a C10), miscelati con vari additivi. Tra questi additivi volatili, il benzene è classificato come cancerogeno per l’uomo (Gruppo 1). La concentrazione di benzene nella benzina è altamente regolamentata nella maggior parte dei Paesi.
L’esposizione occupazionale e quella della popolazione generale avvengono principalmente attraverso l’inalazione dei vapori di benzina. L’esposizione occupazionale avviene, soprattutto, durante la produzione e il trasporto della benzina e il rifornimento dei veicoli.
Gli addetti alle stazioni di servizio sono esposti a livelli di benzina più elevati rispetto alla popolazione generale.
Accedi alla scheda della Benzina in MATline
Accedi al documento Questions & Answers redatto dalla IARC
Accedi all’infografica della IARC
